DIDGERIDOO TRADIZIONALE DAGLI OCCHI DI UN OCCIDENTALE

La prima volta che ho avuto occasione di ascoltare delle registrazioni di didgeridoo tradizionale avevo iniziato a suonare da poche settimane. L’insegnante, Andrea Ferroni, mi fece sentire alcuni spezzoni delle registrazioni di Alice Moyle per farmi capire le differenze nei principali stili di didgeridoo tradizionale e il ruolo che ha il nostro amato strumento in questa musica.

Ricordo che nella mia testa mi son detto “Cos’è ‘sta roba??? Non si capisce, è inascoltabile!!”

Allo stesso modo durante un recente workshop con Ansgar Stein, il quale

stava dando alcuni rudimenti dei suoni tradizionali, uno dei partecipanti che era a totale digiuno di questi stili mi confidò: “è come studiare una lingua antica e in disuso, che me ne faccio?”

Queste potrebbero essere le prime impressioni del principiante suonatore di didgeridoo contemporaneo rispetto a uno stile di suonare un po’ diverso da quello che è abituato a sentire.

Ho avuto una reazione completamente diversa un po’ di tempo dopo, quando ero un po’ più padrone dello strumento ed ero più abituato all’ascolto e ho avuto l’opportunità di partecipare a un workshop con  Martin O’ Loughlin che insegnavano alcuni suoni utilizzati nella musica tradizionale. L’insegnante ci fece sentire qualcosa, noi allievi ci guardammo come dire: “wow che suoni!!! come si fa???”.

Il mio approccio all’ascolto della stessa cosa con il tempo era cambiato radicalmente.

 

Dato che non sono un esperto di tradizionale e che il mondo della musica tradizionale aborigena e poi in particolare il mondo della musica tradizionale con il didgeridoo è vastissimo, per ora limitiamoci a capire in due parole di cosa si tratta.

Il didgeridoo è lo strumento australiano più famoso, ma non è affatto così diffuso tradizionalmente come possiamo pensare. La musica tradizionale aborigena è fatta principalmente con voce e clapsticks, dove la voce canta una storia e una melodia mentre i bastoncini portano il ritmo. In questo contesto il didgeridoo lo troviamo solamente in alcune regioni del Northern Territory: il West Arnhem Land e il Nord Est Arnhem Land. Inoltre, al contrario di ciò che si potrebbe pensare, il nostro amato strumento ricopre principalmente il ruolo di accompagnamento ritmico alla canzone, ruolo assolutamente da non protagonista.

Gli stili e le canzoni variano di clan in clan e, all’interno di queste regioni, si distinguono due principali correnti stilistiche nel suonare il didgeridoo:

– Nel Nord Est Arnhem Land lo stile è ritmico e percussivo, con suoni graffianti e frequente l’uso del toot e della voce. Questo è enfatizzato anche dalla forma degli strumenti che è conica con una campana più accentuata. Uno dei nomi più comuni a noi occidentali per definire gli strumenti di questa regione è Yidaki.

Nel West Arnhem Land lo stile è caratterizzato dall’uso della voce e degli armonici più definiti e dall’assenza del toot. Gli strumenti sono più larghi e corti e hanno una forma cilindrica. Il nome più comune degli strumenti di questo genere è “mago”

La forma degli strumenti non è dettata da scelte stilistiche ma piuttosto è il contrario: lo strumento ha la forma dettata dagli alberi che ci sono a disposizione nella regione, di conseguenza lo stile si è sviluppato in modo da sfruttare al meglio le caratteristiche dello strumento.

 

Per la maggior parte di noi suonatori occidentali, non tutti ovviamente, il contatto con la musica di didgeridoo avviene prima attraverso stili e modi di insegnare contemporanei, e quando abbiamo raggiunto un buon livello siamo ancora del tutto ignoranti della musica tradizionale.

Ora che insegno anche, seppur solamente stile contemporaneo, ritengo importantissimo rendersi conto di quanto il tradizionale ci può dare nel migliorare il nostro stesso modo di suonare. Credo fermamente che l’approccio al tradizionale e alla musica tradizionale aborigena non possa che giovare al suonatore occidentale di didgeridoo contemporaneo.

Quindi, cosa ci può dare l’ascolto di musica tradizionale? Che valore aggiunto ci può dare il provare uno strumento tradizionale? A cosa ci serve avere un insegnate che ci spiega un ritmo fatto di sillabe a noi non congeniali?

Proviamo a riassumere di cosa stiamo parlando:

– La musica tradizionale è ritmo, groove, come tutte le musiche di origine tribale può farci ballare o muovere. Quindi lo studio ci porta a sviluppare nuovi ritmi e a migliorare sotto l’aspetto compositivo.

– Il modo di insegnare e ripetere i ritmi verbalmente ci può dare un metodo collaudato di trasmissione e memorizzazione dei nostri pezzi, senza dover scrivere. Molto utile per il suonatore che non ha una formazione musicale ordinaria e non sa scrivere e leggere la musica.

– La conoscenza delle tecniche ci aiuta a migliorare la padronanza del suono, della respirazione e della voce, arricchendo in nostro vocabolario di “suoni” e allenando quello che già sappiamo.

– Impariamo che il mondo non gira intorno al didgeridoo ma che è importante sapere suonare con altri. Tantissimi suonatori che non hanno una formazione musicale oltre il didgeridoo hanno difficoltà a suonare con altri, ma nella musica tradizionale il didgeridoo solo non è affatto praticato se non per gioco o dimostrazione di bravura.

Credo inoltre che per chi suona assiduamente e studia approfonditamente il didgeridoo, sia fisiologico prima o poi andare a cercarne le origini dal punto di vista stilistico e musicale. E’ possibile riconoscere le influenze della musica tradizionale in tantissimi musicisti occidentali contemporanei i quali, seppur sviluppando il proprio stile e la propria musica hanno fatto tesoro dei propri studi sul tradizionale.

Nell’ambiente del didgeridoo occidentale, la musica e gli stili tradizionali sono ultimamente un po’ “demodé”, cioè non riscuotono l’interesse che ci si potrebbe e dovrebbe aspettare. Ora i modi di suonare che vanno per la maggiore in Europa sono molto distanti dai suoni degli aborigeni e anche gli strumenti di fattura non aborigena sono sempre più sviluppati per permetterne l’utilizzo con le tecniche in voga.

Un altro segnale del poco interesse attuale lo abbiamo girando per le bancarelle nei festival europei: troveremo pochissimi strumenti tradizionali e pochi strumenti in eucalipto.

I suonatori occidentali che utilizzano le tecniche e i ritmi tradizionali ovviamente ci sono, ma spesso tendono a sentire questo poco interesse da parte della comunità del didgeridoo e quindi a non lavorare per la divulgazione di quello che è in realtà la loro passione.

 

In conclusione la mia speranza che sempre più neofiti del didgeridoo si avvicinino al mondo del tradizionale con interesse e che chi invece è un esperto del genere metta a disposizione le proprie conoscenze per istruire e invogliare i suonatori.

Infine, per chi si fosse incuriosito, un paio di cose da leggere ascoltare:

La playlist sul tradizionale di DidgeridooTV che verrà implementata, magari anche col vostro aiuto

Una pagina su Alice Moyle a cui si devono le prime registrazioni sul campo (in INGLESE)

Ididj Australia sito di informazione sulla musica e cultura aborigena (in INGLESE)

“The Didgeridoo Discovery” i primi due capitoli scritti da Alberto Furlan, antropologo (in ITALIANO)

 

Fabrizio Polibio

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