INTERVISTA A PARIDE RUSSO

Ritorniamo a Forlì/Cesena più precisamente a Macerone da Paride Russo. Il colpo di fulmine con il didgeridoo avvenne ormai nel lontano 1996 dopo aver visto il film “Dove sognano le formiche verdi” e con il regalo di un primo didj in bambù. Già dopo soli tre anni di studio e dopo vari spettacoli in diversi locali, Paride entra a far parte di due band. Una è quella dei Tamtam flute costituita da 5 elementi (didgeridoo, percussioni.flauti,tastiera e basso) miscelando con bravura ritmi tribali e sonorità più moderne.

La seconda si chiama Shatadoo band formata da tre elementi (didgeridoo, percussioni africane e conchiglie) dove si cimentano in improvvisazioni che variano tra frasi jazzistiche e sonorità acustiche che ricordano culture antiche. Collabora con IDIDJ Australia e crea “didjeridoos-tradizionali.com” , sito di riferimento per chiunque voglia acquistare un yidaki originale, certificato e di altissima qualità, contribuendo, inoltre, alla salvaguardia delle popolazioni aborigene. 

Vincenzo: Ciao Paride, come e quanto ti ha arricchito l’yidaki e la cultura aborigena? 

Paride: L’yidaki, come tutti i didjeridoo tradizionali, racchiude in se la vera essenza di questo strumento ed il mio arricchimento è stato proprio capire l’importanza di questo. Quando ho imparato a suonare le tecniche tradizionali è stato come se avessi capito come comunicare con questi meravigliosi strumenti ed ogni volta che capivo di piu di questa tecnica, era come se l’yidaki mi dicesse:”bravo, questo è il modo giusto per suonarmi!”. Nella cultura aborigena il suono dell’yidaki e le sue tecniche vengono usate nelle cerimonie per imitare e rappresentare gli animali e le varie cose della natura a cui sono legati, questo mi ha fatto capire la semplicità e allo stesso tempo la complessità di questo straordinario popolo, ma io non faccio parte di questa cultura e mi limito solamente a fare una cosa di cui sono appassionato, un po’ come a chi piace la cucina etnica, di solito amano sia il modo di cucinare che la cultura a cui appartiene.

Vincenzo: Nel tuo percorso di studio ci sono stati momenti in cui hai trovato difficoltà ad entrare in contatto con le usanze legate a questo strumento? 

Paride: Nessuna difficoltà perchè del popolo aborigeno mi piace lo stile di vita, ma mai mi permetterei di entrare nella parte sacra della loro cultura, questa è una cosa che appartiene solamente agli aborigeni e cercare di appropriarsi di ciò, non fa parte di me. Ci sono troppe persone che in passato hanno usato i segreti della cultura aborigena per fare soldi e business, a volte senza neanche avere la minima idea di quello che stavano facendo. Io suono l’yidaki nello stesso modo in cui gli aborigeni tradizionali lo fanno nei momenti di ricreazione e divertimento e non come nelle loro cerimonie sacre.

Vincenzo: Quanto è stata importante la conoscenza di Guan Lim nel tuo percorso formativo? 

Paride: Guan Lim, che è un grandissimo conoscitore della cultura aborigena ed una persona molto rispettata dagli aborigeni stessi, è stata la prima persona che mi ha aperto una finestra sul mondo del popolo aborigeno, in particolare su quello dei Yolngu che vivono nella regione australiana di Arnhem Land, la patria nativa del didjeridoo. I suoi consigli e la sua preziosa conoscenza delle tecniche tradizionali, mi hanno fatto capire subito l’enorme differenza tra le ritmiche occidentali e quelle tradizionali, permettendomi cosi di iniziare il mio percorso di apprendimento con l’Yidaki. Mi permetto di fare un ringraziamento speciale a questa bellissima persona…Grazie Guan!!

Vincenzo: L’evoluzione del didgeridoo in questi ultimi anni è aumentata in maniera esponenziale. In ambito tradizionale, come si sta evolvendo la scena italiana? 

Paride: Sicuramente per quanto riguarda la parte tradizionale del didjeridoo, siamo molto più indietro rispetto ad alcuni paesi europei come Germania, Olanda, Inghilterra e Svizzera, ma penso che il motivo principale sia la difficoltà di capire questa particolarissima tecnica e la quasi completa assenza di eventi importanti riguardanti il tradizionale.

Vincenzo: Pensi che ci sia maggiore coscienza verso la tradizione aborigena e verso le loro usanze rispetto al decennio scorso? 

Paride: In questi ultimi anni in Europa sono nati vari siti che, in collaborazione con gli stessi artisti aborigeni o con i centri sull’arte aborigena come “Buku-Larrngay Mulka Centre” e “iDIDJ Australia”, hanno dato un impronta più forte a questa categoria, incrementando cosi anche in Italia l’interesse sul mondo tradizionale. Gli anni più significativi sono stati il 2008-2009, con la venuta in Italia di personaggi importanti come Jeremy Cloake e Djalu Gurruwiwi del clan Galpu (importante anziano tribù e custode tradizionale dell’Yidaki).

Vincenzo: Parlando dei due gruppi in cui suoni , Tamtam Flute e Shatadoo, è stato difficile inserire il didj o è avvenuto naturalmente? 

Paride: I gruppi musicali di cui faccio parte sono nati in maniera molto naturale, in tutti e due i casi dopo vari incontri casuali nei locali della zona, abbiamo deciso di fare un concerto all’insegna dell’improvvisazione e fin da subito c’è stato estremo feeling. Ovviamente tutti i componenti avevano gia esperienza nel campo della jam-session e questa caratteristica è stata fino ad oggi, il punto di forza di queste due band semi Jazz.

Vincenzo: Per i componenti delle due formazioni è stata sicuramente una novità, inizialmente sono stati scettici o hanno accettato subito con entusiasmo? 

Paride: Come ho già detto nella risposta precedente, il nostro è stato un incontro di musicisti abituati all’improvvisazione, quindi ognuno di noi non è mai stato scettico nei confronti dell’altro e tutto si è sempre amalgamato quasi perfettamente. Addirittura nel caso dei Shatadoo, in occasione del primo concerto tenuto a Forlì alla fiera dell’elettronica nel 1999, siamo stati notati subito da una piccola etichetta discografica di Mestre e dopo circa 6 mesi abbiamo inciso il nostro primo CD intitolato appunto “Shatadoo”.

Vincenzo: Hai mai pensato alla produzione di un cd solista? 

Paride: Diciamo che non mi sento ancora pronto per proporre un CD del genere, o più precisamente per farlo come piacerebbe a me….ma non è detto che presto non possa succedere!

Vincenzo: Quando e come nasce l’idea che ti ha portato alla creazione del sito didgeridoos -tradizionali.com? 

Paride: Tutto è accaduto per una serie di coincidenze, se vogliamo chiamarle cosi…..conobbi Guan indirettamente nel 1999 tramite 2 amici che avevano passato un po’ di tempo nella comunità di Djalu Gurruwiwi ad Arnhem Land – Australia, dopo circa 5 anni che avevamo perso ogni contatto, acquistai il mio primo Yidaki da un neo sito web chiamato iDIDJ senza sapere che il proprietario era proprio Guan. Dopo esserci riconosciuti e esserci scambiati molte mail, abbiamo deciso di collaborare per dare anche in Italia una maggiore e più autentica informazione sulle tribù aborigene Australiane ed i loro didjeridoo. Dopo 6 mesi nacque il mio sito “Didjeridoos-Tradizionali” che propone ne più e ne meno quello che gli stessi aborigeni vogliono far conoscere di loro stessi.

Vincenzo: Hai dei progetti futuri? 

Paride: I miei progetti futuri sono rivolti quasi tutti al campo del didjeridoo tradizionale e all’impegno di organizzare sempre più eventi con i grandi artisti di questo campo e la loro preziosa conoscenza.

Vincenzo Sturla

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