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UN SOGNO SENZA FINE
(Cantarono il nome di ogni Cosa e ogni Cosa fu)
di Annarita Cola
Tjukurpa - Djugur - Altyerre - Alcheringa - Altjira - Wongar sono soltanto alcuni dei numerosi termini usati dalle altrettanto numerose tribù per indicare il medesimo dogma: "Tempo del Sogno", l'era mitica della Creazione, il principio fondamentale di tutto.
Gli Aborigeni australiani, come altri popoli dell'Oceania, possiedono soltanto una conoscenza di carattere mitico delle loro antichissime origini e nulla di quanto hanno appreso nel tempo proviene da parole scritte ma solo da testimonianze orali tramandate con i canti e le pitture rupestri.
Queste storie, che si perdono nella notte dei tempi, raccontano che al Principio sull'intero mondo non c'era vita ma il Nulla; tutto era un'immensa e sterile pianura buia e senza confini. Un bel giorno, però, iniziò il lungo Sogno.
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In quel bel giorno un raggio di sole illuminò quella pianura infinita. La terra cominciò a tremare, a sussultare, a ingobbirsi e infine ad aprirsi in squarci sparsi qua e là.
Fu da quelle aperture che uscirono Loro.
Loro erano le "Creature Sognanti" i capostipiti di tutti gli uomini e le donne e di tutte le specie animali e vegetali che avrebbero in seguito popolato il mondo.
Molti di essi erano esseri giganteschi, altri avevano dimensioni più ridotte. Avevano caratteristiche umane ma nello stesso tempo similitudini con varie specie animali e vegetali oppure con fenomeni naturali come il vento o il fuoco, simbolo di purificazione e di rinnovamento della Natura.
Da essi nacque, come detto, la vita delle varie specie ma prima di tutto andava forgiata la dimora che avrebbe accolto quelle vite future.
Fu dalle diverse azioni che compirono - Tjukuritja nella lingua di Kooky - che si delinearono i contorni di quella immensa dimora: i paesaggi e le molteplici manifestazioni naturali in essi presenti.
Mentre vagavano da un territorio all'altro quelle creature ancestrali "crearono" l'ambiente accompagnando ogni loro gesto con dei canti che avrebbero dato ai loro discendenti gli insegnamenti da seguire nei tempi a venire, le regole per vivere fra le meraviglie che essi stavano plasmando per loro.
Essi, quindi, scrissero nel territorio le loro leggi imprimendo in esso gli effetti delle loro azioni: un lago dove avevano scavato per trovare l'acqua, una spaccatura dove qualcuno di loro aveva scagliato una lancia combattendo o cacciando, e così via.
La loro permanenza sulla terra fu costellata da miriadi di avventure che dettero vita a tante leggende, leggende che sono tuttora fatte rivivere dai loro discendenti attraverso i vari rituali e le pitture.
Nel loro girovagare quegli esseri mitologici tracciarono quindi dei percorsi cantando il nome di ogni cosa che incontravano, la terra non sarebbe mai stata quella che è adesso senza quei canti!
I componenti dei vari clan (gruppi familiari) delle tribù aborigene sono considerati quindi i diretti discendenti di quegli avi.
Come tali sono suddivisi a seconda dell'essere totemico a cui appartengono: dall'Antenato Coccodrillo provengono i clan degli "Uomini Coccodrillo"; dall'Antenato Formica provengono i clan degli "Uomini Formica"; dall'Antenato Emu provengono i clan degli "Uomini Emu" e così via… tutti figli di quelle antiche Entità iniziatrici del mondo.
Un giorno la loro opera di creazione terminò; molti tornarono nuovamente nelle viscere della terra da cui erano venuti mentre altri rimasero dov'erano pietrificandosi, lasciando che le molecole che formavano i loro corpi si fondessero con l'ambiente circostante. Secondo alcuni miti ci fu anche chi salì sopra, oltre le nuvole, fino a raggiungere le stelle.
Ogni clan ha la sua leggenda, ogni clan ha il suo ciclo di canti, ogni clan ha il suo proprio sito sacro, cioè il luogo in cui il rispettivo progenitore compì qualcosa di memorabile ed eroico e lasciò le sue "cellule vitali" che generarono i discendenti.
Ogni clan ha dunque il suo Sogno. Un Sogno da celebrare periodicamente attraverso riti ripetuti da millenni, alcuni di essi così segreti da essere destinati ai soli iniziati, che debbono continuare ad essere rispettati con le stesse identiche regole e gli stessi principi, perché il loro scopo è quello di preservare nel tempo, e quindi garantire, l'ordine creato da quegli antichi demiurghi rinnovando il legame con essi e con la terra da essi cantata in una continuità senza fine affinché l'eterna ruota della vita non smetta mai di girare.
La geologia considera le bizzarre forme rocciose che ovunque si possono osservare sulla terra come frutto dell'azione erosiva degli agenti atmosferici ma non è così per gli Aborigeni; essi considerano quelle manifestazioni naturali come testimonianze tangibili del passaggio di quegli esseri ancestrali. Ciò che viene comunemente definita "struttura di un territorio" si può perciò guardare come una grande mappa sulla quale sono immortalati i percorsi e le azioni di quelle epiche creature.
Anche un singolo sasso, allora, può avere una storia da raccontare; anche un singolo sasso è dunque parte vitale, seppur immobile, del corpo e dell'anima di quegli uomini ai quali appartiene la terra dove esso è posto.
La cultura del popolo aborigeno è la più antica del mondo, più antica di quella assiro babilonese o quella egizia. Secondo le teorie più accreditate essa risale a più di 40.000 anni fa quando i primi uomini, provenienti dall'estremo Sud dell'Asia, migrarono verso quell'immensa terra.
Secondo altri studi l'esodo di quei popoli si farebbe risalire addirittura intorno a 50.000 anni fa ma c'è chi dice che forse il tempo fosse ancora più remoto, addirittura 60.000 anni… ma allora dove arriverebbe questo viaggio a ritroso nel tempo? Chi avrebbe ragione?
Forse è proprio vero che le teorie sono solo teorie: gli Aborigeni ci sono sempre stati laggiù, generati dalla loro stessa terra.
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