INTERVISTA AI 3PLE D

Andrea: Ciao Lies, Michiel and Terence, volete presentarvi meglio ai nostri soci parlando di come avete cominciato a suonare? 

Lies; Io cominciai dopo aver visto un altro suonatore, lo incontrai casualmente per le vie di Amsterdam. Poco dopo comprai un tubo di plastica in un negozio, ne fui entusiasta cosicché provai a suonare per due orette quel giorno. Continuai con costanza per un anno intero ed in estate decisi di partire per l’Australia. Un’ulteriore spinta emotiva la ricevetti quando vidi gli Yothu Yindi in un festival ad Amsterdam.

Solo nel ’95 incontrai Michiel, mentre stavo facendo busking ad Amsterdam e cosi si instaurò un’amicizia per cui spesso ci trovavamo a suonare principalmente per piacere personale.Quando però, quattro anni dopo vedemmo gli Axis in concerto, ci accorgemmo maggiormente delle potenzialità di questo strumento, prendemmo la decisione di abbandonare quelle che potremmo definire jam, spesso eseguite in modo casuale per dare maggiore forma ai nostri pezzi in strutture maggiormente studiate.
Terence: io invece arrivo parecchio tempo dopo. Faccio parte di una famiglia di musicisti e organizziamo concerti ed eventi culturali e fu proprio così che conobbi Lies che a quei tempi era ospite fissa durante le varie edizioni di questi eventi

Andrea: Quali sono le vostre influenze e se ci fossero, a quali artisti vi ispirate? 

Ogni nostro brano segue un proprio filone, un’idea, una sensazione. In alcuni nostri brani i riferimenti sono chiarissimi, come ad esempio Samba in cui l’oggetto dell’ispirazione è insito nel titolo come anche nella ritmica del brano. Ad ogni modo le nostre maggiori influenze provengono maggiormente dalla musica afro, latina e indiana. Talvolta queste influenze sono appositamente combinate tra loro. Ricordo una volta, durante una festa in cui Markus Meuerer continuava a pensare ad un riff in tutto relax tra i molti caffè e quattro chiacchiere e fu proprio Mark a suggerire come combinare a questo pattern altri ritmi che già utilizzavamo abitualmente. In seguito facemmo ascoltare il brano a Terence che aggiunse la linea di percussioni. Da questo nacque il brano n°8

Andrea: Dato che si è accennato ad un brano del vostro ultimo CD, qual è il vostro brano preferito e perché? 

Terence: Senza dubbio il mio brano preferito è l’ULTIMO , in cui presento un vasto mix di ritmi differenti suonati con le tabla. Il didjeridoo tiene una semplice base apparentemente aritmica su cui imbastisco la storia del brano. Inoltre l’influenza indiana è così forte in me che non poteva essere altrimenti.
Lies e Michiel: il nostro brano preferito è “9 12”, molto particolare principalmente per la struttura ritmica che appare molto complessa. Nacque in Spagna durante una jam tra noi due ispirata dal bolero. La particolarità sta nel fatto che mentre Lies cambia riff ogni nove battute, io (dice Michiel) cambio riff ogni dodici. Di conseguenza, dopo quattro giri ritorniamo nuovamente sullo stesso riff iniziale.

Andrea: Come avete cominciato e cosa vi spinge a suonare? Quali sono le vostre motivazioni? 

Lies: La prima persona realmente degna di nota che vidi suonare è Alan Dargin, il suo modo di suonare, la sua tecnica e stile mi sono rimasti molto impressi. Da lui spesso ho tratto ispirazione, mentre, per comporre musica immagino la linea melodica, mentre suono la parte ritmica di didjeridoo; nutro un legame forte con questo strumento, è un po’ una mia filosofia di vita.
Terence: prima di tutto devo ricordare che essendo nato in una famiglia di musicisti, ho iniziato a suonare da piccolissimo; la prima volta avevo solo 6 anni, quando durante un concerto mio padre mi spronò ad eseguire un brano col sax. Ho attinto dallo stile di mio padre la capacità di improvvisare. Ora, suonare al fianco di due didjeridoo è molto stimolante dato che posso permettermi di provare cose nuove in piena libertà.
Michiel: Io sono grato agli Yothu Yindi per avermi fatto comprendere come abbinare il suono del didjeridoo all’interno di una band. Inizialmente, ricordo che avrei voluto suonare la batteria… ma mi venne sconsigliata per il rumore eccessivo che avrei provocato in casa. Potete immaginare come fui contento, quando scoprii il didjeridoo!
Dopo un po’ di tempo iniziai a suonare in un locale chiamato blues cafè. Ora continuo semplicemente perché non riuscirei a farne a meno… inoltre credo che salire sul palco ed intrattenere il pubblico sia un lavoro onorevole. Mi ritengo fortunato, porto avanti una nuova musica, anche per me, che mi da quindi la possibilità di sperimentare ed inventare cose nuove… e c’è sempre da imparare.

 

Andrea: Avete un pensiero che vorreste passare ai lettori di “Yidaki News”? 
Michiel e Lies: Ci piacerebbe, anche se in molti lo sapranno già, di sottolineare ancora una volta la grandissima differenza tra un comune didjeridoo ed un Yidaki. È come avere due strumenti che parlano lingue differenti. L’Yidaki ha una storia lunghissima e ricca, purtroppo per gli occidentali non è così semplice poter suonare questo strumento come per gli aborigeni in quanto ci manca la storia e la cultura.
Paragonato all’Yidaki il didjeridoo è un bebè che deve ancora svilupparsi. Sicuramente presto partiremo per l’Arnehm Land…
Terence: Vorrei proporre uno dei miei strumenti preferiti, il Pandeiro, lo conobbi la prima volta grazie ad un suonatore di conga di Portorico che mi mandò letteralmente in estasi. Questo strumento (simile ad un tamburello), ha anch’esso una storia lunghissima… anche se troppo spesso è suonato in modo estremamente superficiale; consiglio a tutti di approfondirne la conoscenza.

Andrea: Se un lettore volesse intraprendere la vostra stessa carriera, quali consigli gli dareste? 

Michiel: Tempo fa ricordo, suonai anche con un gruppo di percussionisti dell’Africa occidentale, mi aiutò molto a migliorare la mia capacità di elaborare ritmi e trovare nuove ispirazioni. Quindi una cosa importante è quella di trovare un gruppo con cui suonare assieme ed esercitarsi e fare nuovi tentativi divertendosi.
Terence: Il mio più vivo consiglio è suonare, suonare spesso, da soli con altra gente ma principalmente suonare molto. Troppo spesso si spendono più parole di quanto si suona.
Lies: Il mio migliore consiglio è, se vi piace suonare, continuate con passione e cercate di trarne piacere voi stessi prima di tutto.

Andrea Ferroni www.andreaferroni.it

 

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