CD “SLEEPING STONES” DI ILARIO VANNUCCHI

10 tracce – Durata totale: 26 minuti

Un nuovo CD di Ilario Vannucchi. Chi già lo conosce, ne sono certo, non rimarrà sorpreso nell’ascoltare le prime tracce di questo CD.  Ilario, fedele a se stesso, pur avendo creato brani totalmente inediti rispetto al passato, ha realizzato un CD che rappresenta esattamente ciò che lo distingue dagli altri.

 

I pattern e i ritmi sempre diversi danno la sensazione di essere quelli di sempre, magari migliorati ed ampliati ma pur sempre legati alla sua vecchia impronta e concezione di comporre musica.

Un modo di fare che spesso viene utilizzato per non generare false aspettative tra i fedeli ascoltatori.

La caratteristica principale di questo CD rispetto ai precedenti è, forse, la consapevolezza di Ilario nelle proprie capacità che, invece di affidarsi a basi elettroniche o composizioni acustiche per abbellire i brani, ha optato per un didgeridoo solo; solo nel vero senso del termine.

Un CD sereno, senza eccessi, molto rilassato e adeguato nei suoi soli 26 minuti.

Preciso come sempre e, incredibilmente adatto ad essere utilizzato come sottofondo per i tanti suonatori alle prime armi che cercano un compagno da cui trarre le prime ispirazioni.

Tutto ciò vale almeno per i brimi 5 brani: “3J2, “123”, “Patti”, “Wipeout” e “Banana”.

Mentre nei successivi “Cuore” e “U Pan dj Esus” compare una tastiera che si limita esclusivamente ad aggiungere delle semplici armonizzazioni ed a creare un accompagnamento minimale.

Sono però “Georgia” ed “Exximent” a destare maggiormente la mia attenzione.

Proprio in Georgia il didgeridoo compare con un ruolo quasi marginale…mentre la struttura principale è realizzata con una sovraincisione di voci ed un lieve sottofondo di organo; una traccia che per la natura del CD giunge inaspettata e piacevole, una scelta dell’autore che valuto come una voglia di espressione personale maggiore rispetto a quella che si impiega nel registrare semplicemente qualche nuova traccia di didgeridoo.

Exximment è invece la mia preferita, almeno concettualmente, perchè decisamente più sperimentale e su cui Ilario ha osato maggiormente.

Il didgeridoo ritorna padrone ma questa volta è accompagnato da singolari suoni gutturali che creano una base ripetitiva, in seguito il didgeridoo è processato e modificato tanto da non essere riconoscibile, una tastiera nuovamente incalza aumentandone la frenesia.

Mi farebbe piacere poter ascoltare un suo nuovo CD che abbia questo brano come concept, magari con una maggiore cura sia durante il processamento dei suoni registrati e campionati sia nel mixaggio complessivo del brano che potrebbe rendere ancora meglio questo genere di musica.

L’ultimo brano, su cui non posso esprime il mio giudizio mi vede partecipe in un duetto di improvvisazione del tutto simile alle improvvisazioni live che si vedono talvolta in qualche festival.

Andrea Ferroni http://www.andreaferroni.it